8 semplici step per sviluppare la strategia social per il tuo business nel settore culturale

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Data di pubblicazione

09/25/2021
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Autrice del post

Cristina Maiorano

Proseguo la strategia di Social Media Marketing approfondendo l’argomento con una piccola guida in otto punti da seguire attentamente

Nel post precedente avevo dispensato cinque consigli di Social Media Marketing per artiste, inaugurando così il primo di una serie di articoli dedicati alla strategia. Proseguo oggi approfondendo l’argomento con una piccola guida in otto step da seguire pedissequamente. Forse. 😛

Step 1

Definisci i tuoi obiettivi in linea con il tuo Business Plan per la cultura

Il Business Plan è uno strumento utile e indispensabile per gestire un’azienda culturale, le cui dimensioni non contano. Perché è uno strumento utile e indispensabile? Perché risponde a varie esigenze fondamentali, in primis dare forma alle tue idee.

🎯 Cerca di stabilire un piano molto dettagliato. Ricorda che più la tua strategia sarà specifica e più semplice sarà la sua esecuzione.

Fissa degli obiettivi S. M. A. R. T.

Il primo step per creare una strategia di Social Media Marketing per la tua azienda nel settore artistico-culturale e creativo è stabilire obiettivi e risultati da raggiungere. Senza questi ultimi, non avrai modo di
misurare il tuo social ROI, ovvero il ritorno sugli investimenti nei social media.

Non ti ricordi cosa significa l’acronimo S. M. A. R. T.?

Nessun problema, puoi andare a rileggere qui il post in cui ne spiegavo il significato in modo piuttosto approfondito. Ricorda però che se hai bisogno di maggiori chiarimenti in merito puoi sempre mandarmi una mail, ne sarei felice. Intanto ti inserisco qui di seguito una slide con un piccolo recap, che potrebbe tornarti utile.

Questo è lo SMART framework, serve e ad assicurarti dei risultati tangibili.

Monitora le giuste metriche

Le metriche da osservare nel tuo caso sono principalmente tre. E sono queste qui:

  • lead generati – perché consentono di collegare le azioni sui social alle conversion, ovvero al tasso di conversione (l’azione che compie un utente a seguito di una campagna di marketing) e alla revenue, ovvero il guadagno (anche in termini di engagement e a mantenimento attivo di una community);
  • traffico referral – ovvero tutte le visite che arrivano al tuo sito web attraverso altre sorgenti come blog, forum e soprattutto, nel nostro caso, social media;
  • conversation ratetasso di conversione – non è altro che la percentuale di follower che completano l’obiettivo desiderato, quindi convertono. In buona sostanza, sono tutti quegli utenti che rispondono positivamente ad una call to action che può essere l’iscrizione alla newsletter, il completamento di un acquisto, il download di un e-book o la compilazione di un form.

Sii consapevole del fatto che le vanity metrics, come ad esempio retweet e like, danno sì soddisfazione e sono facili da seguire, ma non servono in termini concreti a provare il valore effettivo delle tue attività sui social media.

🎯 Accertati che la strategia di social media supporti sempre la strategia di marketing complessiva, mai il contrario.

Esempio di tre obiettivi immaginari, riferiti al caso di una strategia di personal branding per un’artista.

Step 2

Studia attentamente la tua audience

Ti consiglio di provare a studiare la tua audience in modo continuativo per un breve periodo (potrai scegliere autonomamente il giusto tempo, a seconda del tipo di lavoro che vuoi intraprendere) e di crearti delle audience personas, ovvero diversi “follower tipo” – clienti tipo del tuo account – per capire chi è interessato alle tue attività e perché. Puoi creare personas diverse tenendo presente anche target demografici e bisogni specifici dei tuoi follower.

🎯 Sapere chi è la tua audience e quali contenuti vorrebbe trovare sui tuoi social è la chiave per far sì che i tuoi contenuti vengano apprezzati e generino engagement.

Non tirare a indovinare

Raccogli i dati in modo reale, esistono molti tool che ti permettono di farlo. A partire proprio da quelli dei social stessi, come Facebook Analytics.

Step 3

Esamina la tua concorrenza, i tuoi competitor

Se non puoi combatterli unisciti a loro, diceva Giulio Cesare. Io invece in questo caso dico che analizzare la tua concorrenza, osservare i tuoi competitor e tenere sott’occhio le keyword del settore, ti può dare una gran mano nel capire come si muovono i content creator che producono post o campagne che funzionano (o che non funzionano).

🎯 Cogli più informazioni che puoi e utilizzale per prendere le tue decisioni future.

Se sei un’istituzione museale devi tener presente alcuni numeri relativi a Instagram. Il MOMA ha 5,5 milioni di follower, il Met 3,9 ma un engagement superiore rispetto ai post del MOMA. Forse perché i capolavori del Met sono più conosciuti a livello globale? Personalmente penso che la differenza la facciano i social media manager.

I musei italiani sono molto distanti da questi numeri – persino da quelli di musei come la TATE, il Louvre o il British Museum – ma stanno crescendo molto nella modalità comunicativa. Gli Uffizi quest’anno sono a quota 660 mila follower. Un caso davvero eccezionale però è rappresentato dal museo MArTA, e merita veramente qualche riflessione. Come già detto in altre occasioni, lavorare con contenuti divertenti e di qualità, raccontando il museo e la sua storia grazie alle immagini e i video può portare a un incremento significativo del proprio pubblico.

Step 4

Fai periodicamente dei report

Ogni tre mesi potresti fermarti un momento e ragionare sul tuo operato.

  • Chi ti sta seguendo più assiduamente?
  • Che cosa funziona?
  • Quali social preferisce il tuo target di riferimento?
  • Qual è il contenuto che va per la maggiore?
  • Come sei posizionato rispetto ai tuoi concorrenti?

Una volta prese in considerazione tutte queste informazioni, avrai una chiara fotografia del lavoro svolto nell’ultimo periodo e potrai confrontarlo con i tuoi obiettivi. Il lavoro che hai fatto fino a questo punto va nella stessa direzione degli obiettivi annuali che ti sei data? Come puoi migliorare la tua performance? Necessiti un cambiamento di rotta strategico?

🎯 Se ti poni le domande giuste riuscirai a non uscire dal seminato, mantenendo la giusta via per il successo del tuo business plan.

Step 5

Organizza bene la tua presenza sui social network, migliorando il piano editoriale degli account che hai aperto o aprendone di nuovi se lo ritieni necessario (senza sobbarcarti di lavoro insostenibile)

Come dicevo precedentemente, studia bene la tua audience e decidi in quali social ti conviene stare seduta comodamente. Ovviamente una volta stabilito quali e quanti account devi gestire, devi parallelamente stabilire anche la strategia per ciascuno di essi.

Proviamo ora a capire insieme quale potrebbe essere la mission statement di ogni social network nel caso di una piccola istituzione museale:

  • Facebook fino al 2018 era il social media più utilizzato in assoluto. Secondo l’ultima indagine Digital Report 2021 di We Are Social è stato però soppiantato da YouTube, complice sicuramente la pandemia in corso. Nonostante tutto la piattaforma di Mark Zuckerberg riscuote ancora un discreto successo anche per le aziende culturali. Devi tenere conto del fatto che Facebook ha una community trasversale per età, provenienza geografica e formazione, inoltre la metà dei suoi utenti attivi già nel 2018 si collegava quotidianamente. Proprio in considerazione di questo è difficile pensare che si possa fare a meno di avere un account sul social media più utilizzato al mondo. Il primo passo da compiere per una istituzione culturale, piccola o grande che sia, che voglia presentarsi al mondo attraverso Facebook, è proprio quello di aprire una pagina (attenzione! Non un profilo, quello è strettamente personale e serve a creare contatti con altre persone, non va bene per gli enti). La pagina non ha un limite di contatti e dà la possibilità di accedere ai dati degli insights. Dalla pagina è possibile creare degli eventi invitando i propri contatti, fare sponsorizzazioni a pagamento e anche utilissime dirette video.
  • Instagram è la piattaforma delle immagini per eccellenza e il suo pubblico ha una fascia d’età che va dai 18 ai 45 anni, con una maggiore popolarità fra gli utenti con un’età compresa fra i 25 e i 35 anni, seguita da quella degli utenti fra i 18 e i 24 (che è proprio il pubblico più difficile da coinvolgere per un museo). Una volta aperto un profilo personale bisogna passare al profilo business e, a seconda della lingua che si decide di privilegiare nella comunicazione, si può scrivere la bio in italiano, inglese o entrambe. Il testo che accompagna le foto è importante, ma altrettanto importanti sono gli hashtag. L’hashtag può essere paragonato a un’etichetta che inserisce l’immagine in canali tematici, ovviamente devono essere coerenti con il contenuto a cui li si associa e devono contestualizzare l’immagine.
  • YouTube è la piattaforma per la condivisione e la visualizzazione di video acquisita da Google nel 2006 che secondo i dati di We Are Social quest’anno ha superato l’utilizzo di Facebook. Per un’istituzione, come per un singolo utente, è possibile aprire un canale e mettere in rete contenuti di produzione propria. Le potenzialità di un canale YouTube, per un museo, sono moltissime, ma spesso sconosciute o poco utilizzate. Andrebbe sicuramente inserito nel piano di comunicazione e quindi bisognerebbe prevederne dei contenuti realizzati ad hoc. Il British Museum ha una rubrica/playlist molto apprezzata, dal titolo Curator’s Corner, nel quale i curatori raccontano le opere da loro scelte. Il Met invece è autore di una serie per i più piccoli, intitolata #MetKids, in cui l’arte viene spiegata ai bambini. Molto ricco di contenuti è anche il canale del Museo del Prado di Madrid, dove viene fatto un approfondito storytelling anche delle mostre temporanee.
  • Twitter è una rete sociale istituzionale che richiede una buona capacità di sintesi (i tweet sono messaggi di testo di 280 caratteri che possono essere accompagnati da immagini o brevi video). Come per Instagram sono fondamentali gli hashtag, che fungono sempre da filtro per la ricerca di contenuti. Sono molti i musei presenti su Twitter, soprattutto a livello internazionale. Essere presente su questa piattaforma, per una istituzione museale, è importante per fare rete e partecipare a eventi come #museumweek, durante la quale i musei, le gallerie e gli archivi si raccontano e dialogano con gli utenti. Questa piattaforma è importante anche per le comunicazioni istituzionali, come i comunicati stampa in vista delle aperture di nuove mostre. Anche Twitter ha i suoi analytics, cui è possibile accedere dal logo del profilo.

Al momento decido di tralasciare volutamente TikTok, nonostante sia una piattaforma social in costante aumento e con un pubblico molto giovane, che sicuramente avvicina a enti culturali come i musei quella fetta di pubblico più difficile da coinvolgere, di cui parlavamo poche righe sopra. Un lavoro egregio in questo senso è svolto dal Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il MArTA.

Step 6

Trova ispirazione per i tuoi contenuti

Il tuo brand, che tu sia un museo, una galleria o un/un’artista, potrebbe essere unico nel suo genere (anzi, è fondamentale che lo sia!), ma puoi trovare nuove fonti di ispirazione proprio navigando un po’ nella rete o studiando i casi di account che hanno successo sui social media.

🎯 Potresti dare anche un’occhiata a Storie di successo su Facebook, o altri esempi – di solito presenti su ogni social nella sezione business del loro sito ufficiale – che delineano in che modo alcuni esempi virtuosi di account utilizzano i loro tool in modo efficace.

Step 7

Crea il tuo calendario editoriale

È molto importante pianificare attentamente la condivisione sui social media per massimizzare l’impatto dei tuoi post, lasciando però anche momenti di interazione spontanea, utili ad aumentare l’engagement con la tua audience. È sempre l’aspetto umano a fare la differenza, ovvero empatizzare col proprio pubblico, anche dietro ai social media.

Screenshot della mia bacheca Trello relativa al calendario editoriale della mia marca personale.

Un buon piano editoriale dovrebbe tener conto di questi tre tipi di contenuti:

  • Contenuti promozionali, quelli che servono apertamente a spingere qualcosa di tuo. Ai tuoi follower non servono in modo diretto, come per esempio le foto di un articolo che parla di te oppure una serie di foto che dicono che stai partecipando a un qualche evento xy.
  • Contenuti utili, anche se banali. Come ad esempio dispensare notizie del proprio settore o insegnare qualche piccolo trucchetto del mestiere.
  • Contenuti coinvolgenti, ovvero tutti quei momenti in cui inserisci i contenuti che creano la relazione. Sono davvero indispensabili in un buon piano editoriale.

🎯 Riempi le caselline del tuo piano editoriale con contenuti PUC, sapendo che la gerarchia più giusta è invertire l’ordine e prediligere l’acronimo CUP. Raggiungi onestamente la quota massima di contenuti che puoi realizzare senza farlo diventare uno strumento frustrante.

Step 8

Concediti del tempo per valutare e riadattare la tua strategia

Anche nel social media management si procede per tentativi. Il piano editoriale va costantemente implementato e i risultati vanno valutati nel tempo. Solo in questo modo potrai valutare il tuo operato e scoprire se le tattiche che hai messo in campo stanno funzionando o meno.

Nel panorama dei social media le cose cambiano molto velocemente. Resta al passo e tieni sempre ben presente che la tua strategia deve essere uno schema in continua evoluzione. Non avere mai paura di modificarla, ti aiuterà a riflettere meglio sui risultati che vuoi raggiungere.

Ricorda che, in ogni caso, se non sei sicura di poter migliorare da sola – per mille motivi diversi, anche la mancanza di tempo – la tua brand reputation o senti la necessità di un parere professionale puoi contattarmi per una consulenza personalizzata e daremo vita al tuo progetto insieme. 🌻

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